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Commissione Regionale sui minori

2020-01-30 00:47

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Commissione Regionale sui minori

Il resoconto della seduta di settembre 2019

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Un esponente della Carta di Noto contro il "metodo Cismai", adottato anche dalla onlus "Hansel e Gretel" coinvolta nell’inchiesta "Angeli e Demoni". 
Ne ha parlato in Commissione assembleare speciale d’inchiesta sul sistema di tutela dei minori in Emilia-Romagna il dottor Giovanni Battista Camerini, specialista in psichiatria e neuropsichiatria infantile, membro del gruppo di lavoro Sinpia (Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza) in tema di abuso di minori e firmatario della Carta di Noto IV. 
Il professionista è stato ascoltato dalla commissione, presieduta da Giuseppe Boschini, per illustrare i contenuti della Carta stilata da magistrati, giuristi, psicologi e altri professionisti del settore per indicare le "buone prassi" per la raccolta delle testimonianze dei minori e la valutazione della loro capacità testimoniale. Sul rapporto tra Cismai e Carta di Noto, Camerini ha le idee molto chiare: «Non si parla di spaccatura della comunità scientifica in materia. C’è chi si attiene alle linee guida scientifiche e chi non si attiene. Non esistono diverse modalità di ascolto giudiziario, ne esiste una sola stabilita sulla base di protocolli internazionalmente validati. La dichiarazione di consenso del Cismai e le linee guida nazionali messe a punto dalla comunità scientifica divergono su almeno due punti fondamentali». 
I due nodi su cui si concentra l’attenzione di Camerini sono il ruolo dell’esperto deputato alla raccolta della testimonianza del minore e il tema dell’esistenza o meno degli indicatori di abuso: «Indirettamente nel documento del Cismai viene avvallata una rappresentazione dell’esperto che, in un qualche modo, deve adottare strategie per scoprire l’abuso, attraverso modalità d’ascolto volte a far emergere l’esistenza stessa dell’abuso. A livello internazionale, invece si raccomanda assoluta neutralità e modalità di ascolto standardizzate e codificate». Per quanto riguarda gli indicatori di abuso ammessi dal Cismai, secondo Camerini le linee guida sarebbero "chiarissime": non ci sono evidenze scientifiche che esistano segnali o sintomi specifici riconducibili a esperienze di abuso.
Michele Facci di Fratelli d’Italia sottolinea il fatto che realtà come il Cismai- secondo Camerini in contrasto con la comunità scientifica- operino nel servizio sanitario regionale: «Siamo davanti a un sistema che mostra distorsioni, anche pericolose, e noi dobbiamo cercare rimedi esperibili. Come giudica, da esperto, il metodo Foti-Bolognini?». «Condivido in pieno la sentenza del riesame di Bologna in merito a questo metodo», risponde Camerini. Anche Fabio Callori (FdI) si concentra sulle soluzioni possibili per il futuro: «Su questi temi non possiamo essere discrezionali, ma avere professionisti formati. Il compito di questa commissione è trovare linee guida o soluzioni per il futuro».
«In molte circostanze ho sentito evocare la Carta di Noto come mantra assolutistico», fa notare Roberta Mori del Partito democratico. «Quali sono le sanzioni per chi non applica la Carta? Ora ho capito che sono soprattutto le linee guida nazionali a vincolare i professionisti. Non vorrei che la scientificità diventi a suo modo un’ideologia e mi chiedo se il minore non debba essere ascoltato con un’attenzione maggiore rispetto a un testimone adulto».
Scettica Silvia Prodi (Misto) che chiede di ascoltare in commissione anche il Cismai per poter avere una visione più completa: «Sul tema c’è una frattura scientifica e dobbiamo ascoltare entrambe le parti. Il dottor Camerini è tra i sostenitori della teoria dell’alienazione parentale, inserita nel decreto Pillon, che a sua volta è stata fortemente contestata dalla comunità scientifica. Io sono assolutamente contraria alla strumentalizzazione che si vuole dare a questo tema e alla banalizzazione».
La vicepresidente Raffaella Sensoli (M5s) ha domandato «se esistano studi o statistiche che riconoscano in un metodo o in un altro minore marginalità di errore sui casi di maltrattamento», mentre il vicepresidente Igor Taruffi (Si) ha sottolineato come la Carta di Noto sia un insieme di raccomandazioni generali al quale attenersi e le differenze tra Carta di Noto, linee guida e linee di indirizzo. Il presidente Boschini ha domandato invece a Camerini se, a suo dire, possano esistere altri "casi Val d’Enza". «Purtroppo sì - ha risposto lo specialista - perché in Italia mancano protocolli precisi che in altri paesi esistono, ad esempio in Gran Bretagna».In audizione anche Roberto Zanoli, presidente dell’Associazione di coordinamento regionale delle comunità familiari. Le comunità di tipo familiare, ha spiegato Zanoli, «si dividono in comunità familiari, che accolgono solo minori, e in case famiglia, che invece si rivolgono anche alle persone adulte». Sono i servizi sociali, ha aggiunto, «a collocare i minori in queste strutture autorizzate, a seguito di un decreto del Tribunale dei minori, è poi la Procura della Repubblica a programmare controlli periodici semestrali per assicurare il rispetto delle norme. Il tutto - ha rimarcato - diventa una vera famiglia, questa è l’accoglienza familiare». Zanoli ha poi affrontato la vicenda di Bibbiano: «Abbiamo vissuto sulla nostra pelle l’esposizione mediatica che è stata riservata a minori ospitati nelle nostre case, coinvolti in questa inchiesta, è stata messa a rischio la loro incolumità, così come il progetto di accoglienza, alcuni genitori cui era stato proibito dal giudice l’avvicinamento ai figli per motivi di sicurezza hanno scoperto dove erano i loro figli, sono state organizzate anche delle manifestazioni davanti alle nostre strutture che di conseguenza hanno dovuto essere sgombrate. In questa fase - ha concluso - "vergogna" sembra essere la parola principe, noi siamo invece orgogliosi di essere una comunità e dei genitori normali che cercano di essere disponibili».
Fabio Callori (Fdi), ribadendo l’importanza del lavoro portato avanti dalle comunità di tipo famigliare, ha però rimarcato che «a Bibbiano qualcosa non ha funzionato, qualcuno in modo discrezionale ha scelto a chi affidare i bambini». 
A Callori ha replicato il presidente Boschini rilevando che i servizi sociali non agiscono in solitudine e che «sono sempre e solamente i tribunali dei minori a dare mandato ai servizi sociali per il successivo inserimento dei minori nelle comunità familiari».
articolo tratto da Lapressa.it 

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